La stazione si trova sulla punta orientale del parco di Clapham Common. È stata aperta al pubblico a giugno del 1900 come capolinea meridionale della City & South London Railway (CSLR), nel nuovo tratto prolungato da Stockwell. Sottoposta a lavori di ricostruzione tra il 1923 e il 1924, nel 1926 è divenuta una stazione di passaggio della diramazione di Morden della linea Northern.
La stazione ha due entrate, una ad ovest attraverso un edificio a cupola degli anni '20 e una ad est attraverso un padiglione moderno in vetro e acciaio. L'edificio è un monumento classificato dal 1981.
Quella di Clapham Common è una delle otto stazioni della metropolitana di Londra dotate di un rifugio antiaereo risalente alla Seconda guerra mondiale. Entrambe le due entrate del rifugio di Clapham Common si trovano a nord della stazione, su Clapham High Street[2].
Interscambi
Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane automobilistiche, gestite da London Buses[3].
Fermata autobus
Nella cultura di massa
A settembre 2016, per due settimane tutti i manifesti pubblicitari della stazione sono stati sostituiti da foto di gatti. Questa iniziativa è partita da un'organizzazione chiamata The Citizens Advertising Takeover Service (C.A.T.S) e sovvenzionata dal sito di crowdfunding Kickstarter[4][5].
A gennaio 2017, in seno all'iniziativa Veganuary, il PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) ha tappezzato la stazione di manifesti per informare i pendolari e spingerli a provare il veganesimo per un mese[6].
Galleria d'immagini
Il nuovo padiglione di vetro all'entrata sud della stazione
I binari di Clapham Common
La banchina della stazione
L'entrata est della stazione
Il nome della stazione sul logo della metropolitana di Londra
Note
(EN) Multi-year station entry-and-exit figures (XLS), in London Underground station passenger usage data, Transport for London, 2017. URL consultato il 17 maggio 2018.
(EN) Stephen Wade, Air-Raid Shelters of World War II: Family Stories of Survival in the Blitz, Casemate Publishers, 2011, p.153, ISBN978-1-848-84327-1.
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